TAROLOGIA

La lettura Psicologica dei tarocchi: un gioco per capirsi.

Nonostante l’origine dei Tarocchi si perda nella notte dei tempi (la loro derivazione egizia è un falso storico acclarato dovuto a A. Court de Gébelin che nel suo testo del 1783 li credette erroneamente il disperso Libro di Toth, il Dio Egizio della sapienza occulta identificato poi in Ermete Trismegisto), il loro uso a scopo divinatorio non è quello originario, inizia solo nel ‘700 e non è mai stato così diffuso come in epoca contemporanea. Il mazzo così come lo conosciamo è figlio dell’Umanesimo, nasce in Italia come sintesi figurativa dell’enciclopedismo medievale con una funzione didattica legata all’acquisizione del loro sofisticato contenuto filosofico di stampo neoplatonico. Fin dall’inizio, insomma, furono usati come stimolo all’autoriflessione e già nel ‘500 se ne diffusero letture in chiave morale, etica e religiosa “per capire le miserie della vita ed accostarsi a Dio”. Le 22 immagini articolate e densissime, tramandate sostanzialmente invariate dalla metà del ‘400, costituiscono il più completo sistema simbolico dell’occidente, un codice in sé coerente che condensa conoscenze trasversali a epoche e latitudini, nel quale vi si possono scorgere influenze massoniche, taoiste, cristiane, astrologiche, alchemiche, sufi, tantriche, qabbalistiche. Nel tempo sono nati moltissimi mazzi; i più conosciuti quelli di Etteilla, alias Jean-Baptiste Alliette, della celeberrima cartomante Marie-Anne Adelaide Lenormand (mazzo francamente divinatorio che consuma un forte distacco dai tarocchi originari), di Oswald Wirth, di Edward Waite, di Alister Crowley, di Jodorowsky e Camoin.

E accanto ad essi si trovano le libere interpretazioni moderne di moltissimi artisti che hanno aperto alla contaminazione con sistemi simbolici diversissimi. Da sempre gli Arcani invogliano ad “essere letti”, questo è il senso della loro esistenza e per questo sono oggetto di continui, secolari e multiculturali sforzi interpretativi. La lettura più antica fu forse quella filosofica, quella più frequente la divinatoria, quella più misteriosa fu l’esoterica e la più recente è quella psicologica.

La lettura psicologica riveste un significato originale e fruttuoso nell’ambito della psicoterapia, sia in percorsi lunghi che nell’ambito di singole consultazioni, a patto che il terapeuta abbia dimestichezza con lo strumento e sia dotato di una robusta capacità di “amplificazione simbolica”, il metodo che si avvale dell’uso di paralleli mitici, storici, culturali per chiarire ed appunto ampliare il contenuto analogico di un materiale psichico (sogno, emozione, ricordo).

d059f649-a5ad-471a-8000-d2d1452ce3e7

E’ stato Jung a legittimare i Tarocchi come strumento proiettivo, come pratica per contattare il proprio Sè. Di grande potenza simbolica  ed inesauribile ricchezza figurativa permettono di “vedere”, non nel futuro! ma nei labirinti del profondo, la parte più autentica e saggia ma per tutti misteriosa e sconosciuta. La scelta dell’Arcano rivela qualcosa dello stato interiore attuale del consultante, secondo il fenomeno della “sincronicità”, scoperto da Jung e poi dimostrato dal fisico Pauli: può farlo proprio perché utilizza un gioco, per definizione realtà intermedia fra quella interna e quella esterna capace di coniugare elementi razionali ed irrazionali, consci ed inconsci, dimensione individuale e collettiva, intuizione e ragione. La Tarologia non è cartomanzia, non ha velleità divinatorie quindi rifiuta interpretazioni “fisse” e preconfezionate delle carte dando invece valore a ciò che ognuno vi scorge ed al senso che ognuno vi attribuisce. “Giocando”, lo psicoterapeuta incoraggia ad evocare emozioni, suggestioni, ricordi ed associazioni che l’osservazione dell’Arcano attiva, lavorando all’integrazione dei contenuti via via emergenti.

La lettura dei Tarocchi non è frutto di un pensiero strettamente razionale ma è piuttosto un’espressione creativa, poetica e terapeutica. Come tutti i simboli, gli Arcani sono trasformatori di energia psichica, attivatori e catalizzatori di ciò che è latente, non accessibile al conscio. Analogamente all’interpretazione dei sogni, la loro lettura psicologica accresce la consapevolezza della situazione attuale, crea confidenza con paure e desideri, sblocca pensieri ruminativi, evidenzia zavorre transgenerazionali ma anche la vocazione interiore, penetrando le sovrastrutture razionali, stereotipate e cristallizzate dalle difese e dai dettami educativi famigliari e sociali. Parlano un linguaggio antico che l’inconscio comprende ed al quale risponde: le loro immagini rimandano a strutture psichiche universali, appunto “archetipiche”, appartenenti alla vicenda umana di tutti. Le carte non forniscono consigli né tanto meno predizioni. I Tarocchi non possiedono una verità e nessuno possiede una verità sui Tarocchi: ognuno di noi può usarli per accedere al proprio “secretum”.