DONNE E PCOS

Se leggi questo articolo probabilmente hai qualche disturbo nello spettro della Sindrome dell’ovaio policistico. Ti starai informando: avrai già letto qualcosa, navigato alla ricerca di informazioni. E ti sarà sicuramente capitato di leggere come questo disturbo ormonale, in realtà assai comune nelle donne in età fertile, sia tipicamente definito “Sindrome della femminilità rubata”.

È una definizione feroce, dovuta all’ ”androgenizzazione” provocata dal disordine ormonale, che spinge verso caratteristiche mascoline. Sintomi tipici riguardano l’aumento della pelosità (ipertricosi e irsutismo), un aumento di peso con frequente obesità insulino-resistente e l’infertilità. Tutti cambiamenti che riguardano l’immagine del proprio corpo con un fortissimo impatto sulla vita emotiva e di relazione. Certo un disturbo va curato: e la buona notizia consiste nel fatto che può essere affrontato e risolto, attraverso un attento intervento nutrizionistico che dovrà occuparsi di far rientrare in un buon ritmo gli assetti ormonali e la funzionalità ovarica, risolvendo così anche le problematiche di peso.

Ma… di quale disturbo stiamo parlando?

La sindrome dell’ovaio policistico non ruba nulla al tuo essere femmina, né comporta una diminuzione dell’essere donna. È molto importante fin da subito chiarire dove stia il problema: perché solo una diagnosi corretta potrà suggerire la terapia adatta! Allora meglio cominciare a chiamare le cose con il loro nome, focalizzando l’attenzione su quello che realmente è disfunzionale: e cioè un ovaio che ha dei problemi, un assetto ormonale sregolato. La femminilità non coincide con lo stato di un organo: sei ben di più delle tue ovaie.

È la cultura moderna ad avere trasformato un disturbo organico nella compromissione globale addirittura del genere di appartenenza: attraverso la figura retorica della metonimia, il problema di una “parte” (uno degli organi genitali, le ovaie) diventa deficit del “tutto”(femminilità). La Femminilità in questo contesto viene tristemente mortificata perché imprigionata negli stereotipi maschilisti e patriarcali legati alla seduzione superficiale e veloce o alla capacità riproduttiva. Ma non lasciatevi incatenare da questi schemi: la Femminilità rappresenta piuttosto la nostra esclusiva forma di energia, che si relaziona in maniera meravigliosamente complementare all’energia maschile. Non riguarda certo un organo quanto piuttosto una modalità complessa di funzioni psichiche,

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atteggiamenti, inclinazioni e certo anche comportamenti o qualità fisiche confluenti in una configurazione energetica che risulta letteralmente opposta a quella maschile. L’archetipo femminile si incentra più sull’essere che sul fare, prevede un pensiero ricettivo, induttivo, contemplativo e intuitivo e raccoglie forme di sentimento legate all’accoglienza e all’ascolto, alla dedizione tenera ed affettuosa, all’attenzione ai rapporti fra cose e persone più che all’attività di cose e persone.

Tutto questo è molto importante: i sintomi psichici che la Sindrome dell’ovaio policistico spesso contempla non sono infatti tanto legati al funzionamento schietto del sistema corporeo ma sono vissuti generati dai significati che la cultura e le donne stesse sono indotte ad attribuire ai sintomi fisici. La depressione e l’ansia, la perdita dell’autostima con ricadute pesanti sul lavoro e sulla vita di relazione, la diminuzione del desiderio sessuale, il senso di vergogna, l’adozione di comportamenti di abuso (alcol, farmaci, cibo, gioco d’azzardo) o addirittura di comportamenti autolesivi sono il riflesso della visione fuorviante che viene data del disturbo stesso. L’assetto psicologico diventa una collateralità spesso più difficile da trattare di quella fisica, anzi, diventa un ostacolo severo alla cura della Sindrome. Le donne si chiudono, perdono amiche e spazi di aggregazione, qualche volta allontanano i partner, hanno scarsa motivazione e compliance al trattamento, sono discontinue. Tenere la dieta è impegnativo, sappiamo che avere un sostegno psicologico può fare la differenza. Le donne partono facendo la guerra al loro corpo, arrivano ad odiarlo, si sentono da lui tradite. E finiscono per abbattersi sabotando il loro percorso terapeutico.

Se stai leggendo, e sei arrivata fin qui, cerca allora di smettere di credere di essere meno o poco femminile. Ed investi invece le tue energie per occuparti del tuo corpo: per curarlo nella giusta maniera (i disturbi si curano!) e per imparare a volergli bene.

Ecco perché è importante il mio lavoro con le donne che attraversano questa esperienza: per aiutarle ad usarla in senso trasformativo, insegnando ad onorare il loro corpo, a far sbocciare pienamente la loro energia, imparando a prendersi cura e a continuare ad occuparsi della loro bellezza. Della loro salute: fisica, psichica e spirituale. Per andare nel mondo e farlo diventare più bello.

Non privarti della tua luce e non privare il mondo della tua bella energia. Mai.