MINDFULNESS

“Non c’è nessun farmaco che possa renderci immuni allo stress e al dolore, che sia in grado di risolvere magicamente i problemi della nostra vita e di guarirci. Muoverti verso la guarigione e la pace interiore richiede uno sforzo cosciente da parte tua. Significa imparare a lavorare proprio con quello stress e quel dolore di cui vuoi liberarti.” (Kabat-Zinn, 2004)
Viviamo sempre di corsa, stiamo sempre reagendo a qualcosa, facciamo mille cose contemporaneamente e spesso abbiamo il pensiero altrove rispetto a quello che stiamo compiendo. Questo modo di affrontare le situazioni porta alla “mindlessness”, cioè al reagire in modo inconsapevole agli stimoli e agli eventi, come se fossimo guidati da un “pilota automatico”. Ad essa si contrappone la “mindfulness”, la capacità di essere pienamente consapevoli nelle situazioni che affrontiamo: “mentre può essere difficile agire sulle forze esterne che creano pressioni su di noi, abbiamo un ampio spazio di manovra nel modo in cui rispondiamo a questi stimoli. Ma per far ciò dobbiamo essere in contatto con quello che accade. La mindfulness si focalizza sul momento presente, che è diventato quasi una dimensione nascosta nella nostra vita: siamo fisicamente qui, ma se verifichiamo cosa passa nella nostra mente ci accorgiamo che è da altre parti e che siamo alienati dal corpo”. (ibidem)

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Che cos’è la Mindfulness?

È una delle tecniche psicologiche più antiche (oltre 2500 anni), basata sulla antica pratica meditativa vipassana. Il termine è una traduzione inglese della parola “sati”, che in lingua Pali (la lingua liturgica indiana) significa “attenzione nuda o attenzione consapevole”. Un’osservazione non giudicante, ovvero la capacità di osservare senza giudicare tutto, senza cadere nella tendenza a “rimuginare” sullo stato di sofferenza provato, ripetendosi all’infinito quanto sia drammatico ed ingiusto, o a fuggire dall’esperienza stessa, perdendosi in lunghe catene di pensieri attraverso le quali cercare le ragioni che hanno condotto a tale sofferenza e i mezzi da utilizzare per poterne uscire. Lo scopo è quello di accrescere la consapevolezza dell’esperienza momento per momento, lavorando sull’attenzione al respiro. Il respiro aiuta la concentrazione, ci riporta a noi stessi, ci ancora nel “qui ed ora” del presente calmando il corpo e la mente. Ci aiuta a osservare i nostri pensieri e sentimenti con più distacco, con più chiarezza e da una prospettiva più vasta perché siamo più consapevoli e più svegli. E a questa consapevolezza si accompagna la sensazione di avere più scelte a disposizione, di essere più liberi di scegliere risposte efficaci e appropriate in situazioni di stress, anziché essere sopraffatti dalle nostre reazioni automatiche, perdendo l’equilibrio e il senso della nostra identità. La meditazione è un processo nel quale volgiamo l’attenzione verso un certo numero di variabili corporee, sensoriali e mentali; è un movimento della mente volontario in grado di fungere da addestramento della mente, con significative ricadute positive sul piano mentale, emozionale e fisico.

Almadea organizza sessioni individuali ed a piccoli gruppi per l’acquisizione della tecnica.
Negli ultimi anni oltre 1450 ricerche sulla mindfulness sono state pubblicate su riviste scientifiche ufficiali (peer review) e oltre 84.000 articoli e pubblicazione divulgative. In queste ricerche sono dimostrati statisticamente, con analisi biochimiche, analisi elettrofisiologiche (EEG, HRV, GSR), test psicologici e gruppi di controllo, follow-up, i rilevanti effetti clinici, fisiologici, emotivi, relazionali e psicologici della meditazione nelle sue varie forme antiche e moderne, tra le quali la mindfulness, una delle più studiate ed efficaci pratiche di consapevolezza corporea, emozionale e psicologica. La meditazione, come la psicoterapia, lo yoga ed il tai-chi, ha effetti sull’espressione genica tramite meccanismi di segnatura epigenetica. La mindfulness promuove la plasticità cerebrale: dal 2005 sono documentati cambiamenti strutturali a carico della corteccia anteriore sx che si accompagnano a cambiamenti funzionali, a seguito di pratiche meditative (aumento significativo della densità sinaptica); si riduce l’amigdala e si rafforza il sistema immunitario. Neurofisiologicamente l’effetto della meditazione tende a ridurre la carica del sistema nervoso simpatico (eccitatorio-attivante) che genera tensione muscolare, nervosa e psicologica e ad migliorare l’azione del sistema nervoso parasimpatico (rilassante-calmante), che riduce la frequenza del respiro, l’ipertensione sanguigna e il battito del cuore, prevenendo o migliorando lo stato delle malattie cardiache in generale. Sempre in relazione allo stress, la meditazione facilita l’aumento del piacere di vivere e di sentirsi soddisfatti: aumenta la concentrazione degli ormoni del benessere come l’endorfina, la serotonina, la dopamina, l’ossitocina.

La meditazione migliora la stabilità emotiva, promuove una migliore capacità di percezione ed espressione delle emozioni, migliora l’empatia, l’affettività, la comprensione reciproca e la comunicazione, e quindi le relazioni umane in generale. Permette, grazie all’aumento dell’endorfine, di sentire meno la fatica e il dolore (anche il dolore cronico e da cancro) e quindi di essere più adatti alle prove della vita. Aumenta la sincronizzazione tra le aree del cervello (coerenza elettroencefalografica) che si manifesta come migliore stato di consapevolezza di sé, centratura, presenza, chiarezza del pensiero e capacità di concentrazione. In generale migliora le attività cognitive, dell’apprendimento, della creatività e dell’intuizione a tutte le età. La meditazione diminuisce l’infiammazione (diminuisce le citochine infiammatorie) ed aumenta l’attività del sistema immunitario, permettendoci di ammalarci di meno o di superare più facilmente infezioni e malattie.

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