Floriterapia di bach

Non esiste vera guarigione senza un cambiamento del modo di vivere, senza la pace dell’anima, senza una sensazione di gioia interiore.

–  (E. Bach)

La Floriterapia è un utile strumento che può essere utilizzato all’interno dei percorsi psicoterapeutici o collocato in una singola consultazione.

Il colloquio e la scelta del Fiore (che può avvenire con molte tecniche, ivi incluso anche l’utilizzo di Test) hanno il pregio di focalizzare la ricerca del cliente sull’atteggiamento interno maggiormente disfunzionale nella situazione che lo angustia, dirigendo l’attenzione al processo trasformativo interiore al quale deve impegnarsi se vuole migliorarla. Sappiamo che il concetto di sintomo in Bach viene ribaltato perché esso non viene più visto esclusivamente come qualcosa di assolutamente negativo da debellare, viene piuttosto considerato come un messaggio fondamentale del Sé che ci impone un cambiamento di rotta, di cui bisogna comprendere il senso. In questo senso il ricorso al Fiore stimola il “medico interno” al paziente, lo impegna ad assumersi la propria quota di responsabilità nelle vicende che sta vivendo, riflettendo sulle fragilità e le criticità che dipendono da lui. Sappiamo che i Rimedi non curano i sintomi ma gli ATTEGGIAMENTI DISFUNZIONALI CHE NE STANNO ALLA BASE.

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La salute non ha a che fare con l’adattamento, spesso con il suo opposto: Bach ha spesso sottolineato come la salute abbia a che fare con la capacità di ciascuno di essere fedele a se stesso, al proprio sé, alla propria Anima. Il sintomo dunque è un’esperienza fondamentale nel processo di crescita di una persona: impone un arresto ed una riflessione, un’analisi critica di quanto si sta vivendo, di cosa si sta tralasciando o inflazionando a scapito di altre aree vitali.

I Rimedi sono utili come strumento per incoraggiare la presa di coscienza e a stimolare ad essere artefici del proprio processo di trasformazione.

 – (Bàlzola, 1997)

Come dice la Scheffer, i Fiori aiutano “a far sì che l’altro riconosca il suo stato o la sua malattia come una parte legittima della sua personalità, che ne capisca il significato e se ne assuma interiormente la responsabilità, senza con ciò condannarsi. Ma deve coscientemente aspirare a un cambiamento e sapere che in lui avverrà una trasformazione”
(1981, pag. 29).