Ma che cos’è la psicoterapia? La fa lo psicologo? Uh! Quanti stereotipi gravano ancora sulla psicoterapia: “a me non serve, mica sono matta!”. Tutti parlano di psicologia ma a ben guardare c’è poca chiarezza al riguardo. Psicologi, counselor, psicoterapeuti, psichiatri: come distinguerli? Come capire quale serve? E soprattutto: per quale motivo cercare il loro aiuto? Vediamo di fare un poco di ordine.

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La vita non è semplice e viviamo un’epoca di complessità, contraddizioni, pressioni sociali, cambiamenti rapidissimi cui adeguarsi prontamente. Vietato rallentare, vietato inciampare o avere paura. Non è strano sentirsi confusi, inadeguati; sentire un disagio esistenziale particolarmente acuto, una sofferenza interiore che non ci molla. Possiamo renderci conto di essere bloccati, di non riuscire a raggiungere obiettivi che riteniamo importanti. Oppure  che ripetiamo atteggiamenti che sappiamo avere conseguenze infelici ma che, come un cliché, non riusciamo ad abbandonare. Difficile a volte mettere a fuoco cosa si vuole davvero, risolvere delle ambivalenze ed indecisioni sul lavoro, nelle relazioni sentimentali, nelle questioni famigliari. Sei sicuro di non poter stare meglio? Sai che la psicoterapia è una chiave per accedere ad un maggiore benessere? Eppure tendiamo a “resistere”: continuiamo a rimuginare, masticando preoccupazioni, rabbia, frustrazione. Ci lamentiamo e ci aspettiamo che qualcosa finalmente intorno a noi cambi, che il destino finalmente ci sorrida, che sia fatta infine giustizia. In genere, infatti, ci lamentiamo, ci percepiamo come vittime di circostanze avverse e di persone meschine. La verità? Niente cambierà se non cambieremo noi: la responsabilità della nostra felicità, della soddisfazione di quello che siamo e che facciamo, della nostra salute è nelle nostre mani. Dipende da noi.

Sfortunatamente siamo tutti molto affezionati ai nostri sintomi: già Ippocrate, considerato il padre della medicina, più di 2000 anni fa  ammoniva “prima di cercare la guarigione di qualcuno, chiedigli se è disposto a rinunciare alle cose che lo hanno fatto ammalare”. Opponiamo una enorme resistenza al cambiamento, anche a quello di cui abbiamo disperatamente bisogno per stare meglio, per realizzarci, per lasciare andare persone che ci fanno soffrire e comportamenti che ci distruggono. Cerchiamo di allontanare l’appuntamento al cospetto di noi stessi: il grande psicoanalista C. Jung affermava “la gente farebbe qualsiasi cosa, non importa quanto assurda, per evitare di guardare la propria anima”. Lamentarci e puntare il dito su chi e cosa secondo noi è causa dei nostri mali è molto rassicurante: ma non serve a niente, se non a mantenerci in una posizione di passività, a bagno nella scontententezza che proviamo. È per questo che ad un certo punto si fa strada non tanto il bisogno di stare meglio (quello in genere lo avvertiamo da parecchio!) quanto il coraggio di mettersi in discussione. Di andare alla radice delle questioni, di capirsi e trovare vie di uscite. Di passare dalla passività alla presa di responsabilità verso se stessi. La psicoterapia fondamentalmente serve a questo. 

La psicoterapia non è semplicemente uno spazio di contenimento della sofferenza, un momento di ascolto, sostegno e conforto (certamente anche quelli) ma un percorso dove si impara a riprendere il controllo sulla propria esistenza, rendendosi conto di come possiamo incidere in termini di autoefficacia nelle varie sfere della vita. Sentendo come possiamo influenzare e determinare il nostro grado di soddisfazione e di realizzazione, convinti che vale la pena impegnarsi e sforzarsi. È un lavoro introspettivo alla ricerca dei blocchi, delle credenze, delle autolimitazioni circa il cambiamento e l’appagamento. La liberazione dai condizionamenti interiori, che derivano dalla propria storia personale, dall’educazione, dalle ferite e dai traumi, dalle inibizioni, dal peso del carico genealogico costituito da aspettative, divieti, mandati imposti. La psicoterapia permette di accedere agli strati profondi della psiche, al rimosso ed all’inconscio, a quelle zone  cieche, che ci abitano e ci muovono al di fuori del campo di coscienza. È un viaggio verso una consapevolezza sempre maggiore di se stessi, dei propri limiti e dei bisogni negati e inascoltati ma, soprattutto, delle inesauribili risorse fino a quel momento sconosciute e non utilizzate. Integrando parti prima rifiutate, di cui si aveva timore, o che qualcuno aveva inibito o forse non autorizzato ad esplorare e sviluppare. Un’espansione della solidità e sicurezza, del coraggio. La psicoterapia è in grado anche di curare parti francamente disarmoniche, elementi psicopatologici determinati da meccanismi difensivi: conflitti irrisolti, fobie, angosce, tratti di vulnerabilità. La consapevolezza lentamente solleva fuori dalla ripetizione nevrotica, acritica di schemi fino ad allora immutabili: comprendendosi, si comincia a scorgere  i meccanismi in azione e si diventa liberi di scegliere altri atteggiamenti e comportamenti, altre strategie per affrontare e risolvere le sfide quotidiane. 

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Tutte queste funzioni non possono essere svolte né da uno psicologo nè da un counselor, ma nemmeno da uno psichiatra. Lo psichiatra è un Laureato in Medicina e Chirurgia che consegue una specializzazione in Psichiatria: è l’unica figura autorizzata a prescrivere terapie psicofarmacologiche, tende a ravvisare una causa organica alla radice dei sintomi dei pazienti e si occupa in genere di malattie mentali. E’ uno specialista che può essere necessario per un supporto farmacologico in caso di depressione o forme di ansia particolarmente invalidanti ed è assolutamente da consultare quando insorgono sintomi altamente invasivi nella vita quotidiana. Alla terapia farmacologica anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di associare sempre un percorso psicoterapeutico, dedicato all’ascolto profondo ed alla comprensione di quanto si sta vivendo, nonché al rafforzamento delle strategie di coping e delle risorse interiori, alla trasformazione degli aspetti fragili del Sè.  Lo psichiatra può anche essere uno psicoterapeuta, se ha seguito una formazione in tal senso. Lo psicologo ed il counselor mettono in atto una relazione di aiuto che sostiene la persona rispetto ad uno specifico problema che sta affrontando nel presente, al fine di guidarlo a comprendersi meglio e trovare strategie efficaci. Non può accompagnare ad un’analisi del profondo perché non possiede le competenze e le tecniche per farlo. Per legge soltanto lo psicoterapeuta in Italia è abilitato alla psicoterapia, cioè alla cura delle disarmonie interiori ed alla ricerca di un cambiamento profondo e duraturo della personalità, che non investe soltanto il momento attuale, il disagio che la persona sta vivendo bensì l’insieme delle sue caratteristiche, modalità di agire, schemi di pensiero, difese. Un percorso di crescita e sviluppo, di scoperta di sé e rinnovamento. E, naturalmente, di guarigione profonda. Lo psicoterapeuta è un medico o uno psicologo che ha sostenuto uno specifico Esame di Stato, necessario per essere abilitato all’esercizio della Professione di Medico o Psicologo, ha effettuato l’iscrizione presso il relativo Albo Professionale e successivamente ha poi conseguito una, presso una Scuola di Specializzazione pubblica (universitaria) o privata riconosciuta dal Ministero dell’Università. Può così accedere all’Albo Professionale degli Psicoterapeuti (chi scrive è inquadrata con n° di Albo 1839).

Sono molteplici le motivazioni che spingono le persone a chiedere un aiuto di tipo psicoterapeutico: sensazioni di inadeguatezza e stallo, indecisione, sintomi di ordine psicosomatico o francamente psichici (fobie, pensieri ruminativi, insonnia, vissuti profondi di disistima e depressione, irritabilità ed aumento dell’aggressività). Spesso è il sopraggiungere di un evento traumatico (lutto, separazione, perdita del lavoro, mancato raggiungimento di importanti obiettivi da tempo coltivati, sterilità). Ma anche  una crisi esistenziale (difficoltà coniugali, relazioni extraconiugali, problematiche con i figli e/o altri famigliari) o il bisogno di liberarsi di dipendenze affettive e/o da sostanze psicotrope a far nascere l’esigenza non solo di stare meglio ma di comprendersi anche nei meccanismi inconsci e nelle modalità che inconsapevolmente si mettono in atto e che sono poi le cause autentiche di sofferenza. Può anche essere l’esordio di una malattia cronica o la presa di coscienza di un profondo tormento, della mancata espressione di sé, della sensazione di avere smarrito il senso dell’esistenza o di avere sbagliato tutto.

5CC0DD51-08F5-486E-A9FB-866F0BA7C4F6La psicoterapia ad indirizzo psicoanalitico è un percorso dove si impara a riprendere il controllo della propria esistenza, sentendosi in grado di influenzarla e di guidarla verso la soddisfazione e la realizzazione. E’ una relazione di cura, che insegna a prendersi cura di se stessi e ad avere coraggio e voglia di esplorare la propria unica ed irripetibile personalità. Che sprigiona creatività e forza, motivazione, positività. Che rende liberi. Dalle paure, dalla sensazione di non farcela, dal vittimismo asfittico che ci appiattisce sulla sedia. Si cerca un senso ma anche si costruisce un nuovo senso, si cercano e coltivano le proprie vocazioni. Si riceve incitamento ed incoraggiamento, con l’indicazione di abbandonare tutto ciò che fa stare male, distorce i pensieri, toglie energie, blocca, mortifica.  È un bel viaggio, dove si vince sempre.

Barbara Alessio
Psicologa, Psicoterapeuta, Psicodiagnosta, Master di II° livello in Bioetica è Responsabile del Servizio di Psicologia e Psicodiagnosi della Casa di Cura per malattie neuropsichiatriche “Villa di Salute” di Trofarello (TO). Riceve in studio privato a Torino.
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